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nicolò amato

Nicolò Amato
CAINO E ABELE
Anno di pubblicazione 2016
Introduzione di Giuseppe Pisicchio
Prefazione di Marco Boato
Pagine XXXII+172
Prezzo € 18
Collana: Polis
ISBN 8884630401

 


L'Autore


Nicolò Amato, magistrato e docente di Filosofia del diritto, ha per molti anni rappresentato la Procura di Roma nei più importanti processi, come quello per il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro e la strage della sua scorta e quello per l’attentato a Giovanni Paolo II. In seguito, per quasi undici anni, ha diretto il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria durante gli anni del terrorismo politico e delle stragi di mafia, dando al sistema carcerario italiano uno straordinario sviluppo e prestigio internazionale, nel nome di quello che è stato chiamato «il carcere della speranza»; e riuscendo a risolvere la pericolosissima rivolta dei detenuti di Porto Azzurro del 1987, senza cedimento dello Stato e senza versamento di sangue. Per la sua esperienza penitenziaria è stato invitato quale esperto da alcuni Paesi esteri. Ha insegnato all’Università “La Sapienza” di Roma e all’Università di Urbino. Ha collaborato per molti anni a varie riviste giuridiche, nonché ai quotidiani nazionali “la Repubblica” e “Il Messaggero”.



Il Libro

L'opera riflette sui temi della vita e della morte e dei loro rapporti. Riflette quindi sulla tendenza connaturata ad ogni uomo a dare la morte. L’uomo che uccide un altro uomo, sin dal primo omicidio di Caino ai danni di Abele, come una maledizione che accompagna dalla genesi la storia dell’umanità. Si esaminano poi i rapporti tra vendetta, perdono e giustizia, i tipi di pene e i tipi di delitti e le tre finalità del castigo: retribuzione, deterrenza e rieducazione. Successivamente, il libro offre una breve ricostruzione storica degli abusi della pena di morte nel passato, nella Russia di Stalin, nella Germania di Hitler e infine si sofferma sugli abusi attuali, compiuti in alcuni Paesi islamici, in Cina e in Corea del Nord.

Il libro pone, poi, la domanda che ne è l’oggetto, con esclusivo riferimento agli omicidi: può essere giusto che quelli più gravi ed abietti, addebitabili ai c.d. Mostri, siano puniti con la pena di morte? Si esaminano quindi in senso critico le pregiudiziali degli abolizionisti, dirette a contrastare la stessa legittimità dell’uso della pena capitale da parte degli Stati, sostenendo, in senso contrario, che la sovranità di essi è, in linea di principio, illimitata e può essere ristretta solo per loro stessa volontà, attraverso una norma giuridica interna o attraverso la sottoscrizione di un trattato internazionale poi ratificato con legge interna. Si conclude che il difficile e tormentoso problema di scegliere se punire i Mostri con la pena di morte o con quella dell’ergastolo va affrontato sul piano del merito, valutando, alla luce degli scopi del castigo, se sia più giusto il primo o il secondo tipo di punizione. E perché la risposta abbia anche una base concreta, si presenta una piccola “Galleria di Mostri”.

Si esamina, infine, quale sia, per questo tipo di criminali, la pena più giusta, soprattutto con riguardo alla esigenza di un castigo che sia realmente proporzionato, quanto più possibile, alla gravità oggettiva e soggettiva dell’assassinio, e alla esigenza di difendere categoricamente la società civile e le possibili future vittime da criminali che appaiono insensibili al normale effetto dissuasivo della pena e al suo eventuale effetto riabilitativo e si sottolinea come non possa non estendersi allo Stato, sotto forma di categorico dovere, il diritto che ciascun cittadino privato ha di uccidere, quando il gesto sia necessario per salvare la propria vita o la vita di un altro uomo.

Il libro intende mostrare come la domanda relativa alla scelta della pena più giusta per i delitti oggettivamente e soggettivamente più gravi rappresenti un problema che coinvolge profondamente e ineludibilmente la coscienza di tutti gli uomini e che può essere risolto in maniera convincente soltanto con l’uso della ragione, non ricorrendo alle emozioni ai sentimenti e alle passioni, come spesso la retorica suggerisce. Per tale domanda il saggio non presume di poter presentare una risposta certa e sulla quale tutti siano d’accordo. Esso intende piuttosto sollecitare la riflessione e l’opinione dei lettori.



Estratto dal Primo capitolo


Il sole sorge e tramonta, avvicenda il giorno e la notte, la luce e il buio. L’uomo nasce e poi viene sepolto. È come il respiro del mondo. Come la vita e la morte fossero le due facce opposte e inseparabili di una stessa moneta che una mano invisibile e onnipotente tiene sospesa e poi lascia cadere, chi sa quale faccia rimane sotto e quale sta sopra. Tu vivi dunque morrai, tu muori sei dunque vissuto. Solo chi non nasce non muore, chi muore ha finito di nascere, e talvolta muore prima d’essere nato del tutto. Ma nessuno può dire: non voglio nascere; e nessuno può dire: non voglio morire; semmai può dire: voglio morire. È questo che ci sconvolge e ci angoscia, a pensarci, che l’inizio della vita e, per chi non se la tolga, la sua fine e quindi i momenti fondamentali del proprio destino, siano totalmente sottratti alla volontà, alla scelta, alla libertà dell’uomo. Forse era troppo ottimista Appio Claudio a dire: «Ciascuno è fabbro del proprio destino». Ed anche Shakespeare quando in Giulio Cesare fece dire a Cassio: «Gli uomini in certi momenti sono padroni del loro destino». Ma quanto poco conta, quanto è insignificante la possibilità dell’uomo di governare e decidere il proprio destino se da lui non dipende né quando né dove né come nasce, da lui non dipende né quando né dove né come muore, da lui non dipende ciò che intorno a lui succede o gli altri fanno, se, in definitiva, noi tutti viviamo, non come vogliamo, ma come possiamo?


Bibliografia

Osservazioni sul problema della interpretatività, A. Giuffrè, Milano 1966, Estr. da Rivista internazionale di filosofia del diritto A. 43, fasc. 2 (apr.-giu. 1966)
Considerazioni in tema di discorso teoretico e di discorso normativo, A.Giuffrè, Milano1966, Estr. da Rivista internazionale di filosofia del diritto, A. 43, fasc. 4 (ott.-dic. 1966)
Logica simbolica e diritto, A. Giuffrè, Milano 1968; Logica simbolica e diritto, A. Giuffrè, Milano 1969;
Diritto, delitto, carcere, A. Giuffrè, Milano 1987
Un pubblico ministero in Corte d'assise: l'attentato al pontefice Giovanni Paolo II, Moro ed altri processi, Schena, Fasano 1989;
Oltre le sbarre, A. Mondadori, Milano 1990
L’ultima lambada, SugarCo, Carnago 1993;
Processo alla giustizia, Marsilio, Venezia,1994
Fuga impossibile, T. Pironti, Napoli 1996;
I giorni del dolore, la notte della ragione: stragi di mafia e carcere duro, Armando, Roma 2012;
Bettino Craxi, dunque colpevole, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013
 

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